L’orologio della guerra è un agile pamphlet che inaugura la collana “(RI)COSTITUENTI“, curata da Antonio Cantaro. Consiste in una raccolta di testi pensati e scritti per seminari, convegni e pubblicazioni su riviste. Tra queste in particolare il web-magazine Fuoricollana che lo stesso autore dirige insieme a Federico Losurdo. Pur trattandosi tecnicamente di una raccolta, il volume manifesta organicità sistematica e di pensiero sul tema delle vicende che dal 24 febbraio del 2022 si verificano in Ucraina.
L’orologio della guerra segna un anno
La pubblicazione è coincisa, infatti, con l’anniversario di quella “operazione militare speciale” intrapresa dalla Russia con quella decisione scellerata, tragica per l’Ucraina. Putin ha acceso la miccia, si legge nella quarta di copertina, ma non è l’unico. A spegnere le luci della pace, secondo Cantaro, è il mondo della prima guerra fredda: i russi ma anche gli americani. Con il Vecchio continente che in questo contesto assume la duplice veste di complice e vittima. Vittima nella veste di Europa, complice nella veste di Unione europea. Nelle sue riflessioni, ordinate ne L’orologio della guerra, Cantaro descrive anche la posizione di un’altra superpotenza, ovvero la Cina: descritta come il convitato di pietra, anche se non il solo. Al centro dell’analisi è costante la ricerca di uno spiraglio per la pace, che resta sempre possibile, per quanto ancora compromessa negli snodi della cronaca, della storia, e dai continui annunci di ulteriori escalation.
Chi ha spento le luci della pace?
La lettura di questo saggio, breve ma denso, è tanto più raccomandata perché reagisce in modo risoluto a quelle interpretazioni che scambiano l’internazionalismo per cosmopolitismo, tra l’altro a sola trazione americana, scomodando addirittura il Kant de La pace perpetua (1795) quale suo inconsapevole fautore ante litteram. Scrive Salvatore Bianco su Volerelaluna formulando un consiglio di lettura che spiega bene anche la portata del sottotitolo del volume: chi ha spento le luci della pace? Non una domanda oziosa o inutilmente polemica, ma un quesito che contiene inevitabilmente l’unica soluzione del conflitto. Perché solo chi ha spento le luci della pace può riaccenderle.
Antonio Cantaro insegna Diritto costituzionale all’università Carlo Bo’ di Urbino. Ideatore, insieme a Federico Losurdo del “laboratotio politico” Fuoricollana. Tra i suoi scritti, oltre L’orologio della guerra: La modernizzazione neoliberista (Franco Angeli, 1990); Europa sovrana (Dedalo, 2003); Il secolo lungo (Ediesse, 2006), Il diritto dimenticato (Giappichelli, 2007), Economia e diritto nello spazio europeo (Cisalpino, 2018), Postpandemia. Pensieri (meta)giuridici (Giappichelli, 2021).